venerdì 19 aprile 2013

Un mare di plastica!

Sono innumerevoli gli esempi di cui potremmo valerci per spiegare meglio l'urgenza che ci spinge a portare all’attenzione di tutti che l’agire individuale consapevole è la vera necessità, per affrontare il fenomeno dell’inquinamento mondiale e difendere la nostra Terra. L'effetto sul mare, culla della vita, c'è sembrato uno dei più sconvolgenti e meno conosciuti risultati del nostro agire inconsapevole quotidiano.

A partire dagli anni '50 si è formato nell'Oceano pacifico il Pacific Trash Vortex, un'isola di rifiuti di plastica - bottiglie bicchieri cucchiaini cannucce ciabatte giochi involucri e buste di plastica, e tutto quanto altro l'uomo produce in questo materiale –profonda 30 metri e di un diametro variabile tra le dimensioni del Texas e quella degli Stati Uniti a seconda del momento di corrente. Si tratta di una vera e propria isola galleggiante di plastica, costituita di un nucleo solido, compatto e circondata del cosiddetto minestrone, meno compatto ma molto più vasto, fatto principalmente di frammenti e filamenti di plastica. Scoperta negli anni ’70 da Charles Moore, si trova in mezzo all'Oceano Pacifico, intorno alle Hawai -a Nord Est e a Nord Ovest – ed è stata denominata “The Great Pacific Garbage Patch”. E’ la prima e più famosa isola di spazzatura scoperta, formata a causa della convergenza di quattro correnti oceaniche nel “North Pacific Subtropical Gire” o “Vortice subtropicale del nord pacifico”.



Tra il febbraio e l'aprile 2010, l'oceonografa Kara Lavander Law, ha rivelato al mondo l'esistenza di un'altra isola, di dimensioni simili, nell'Atlantico in prossimità dei Sargassi e ormai appare chiaro ai ricercatori che è possibile l'esistenza di isole simili in tutti i punti oceanici in cui le correnti convergono nello stesso modo: 2 isole provate, 5 isole di rifiuti plastici probabilmente presenti nei nostri oceani. 

Le sconfinate zattere di rifiuti plastici alla deriva crescono e si espandono di anno in anno e le gigantesche discariche sono formate principalmente da mono-filamenti di plastica e polimeri che si inabissano per una profondità che va dai 10 ai 30 metri. Il danno per l'ecosistema oceanico è abnorme. Considerando che gli studi rivelano la presenza di micro particelle di plastica in misura 6 volte maggiore rispetto al plancton. Possiamo quindi dire che siccome i pesci si cibano più di plastica che di plancton, questo per la catena alimentare accade anche a noi!
Il tema dei rifiuti è diventato sempre più centrale nelle agende politiche dei governanti nel Mondo, ma noi cittadine e cittadini, consumatrici e consumatori (sigh!), oltre a differenziare con attenzione e a considerare i materiali che scartiamo una fonte, una materia prima per la produzione di qualche altro oggetto utile, dovremmo in primo luogo stare attenti a ciò che acquistiamo. Perché l'acquisto di prodotti confezionati da involucri su involucri, le monoporzioni in formato famiglia, le buste che contengono altre buste poi dei cartoncini e ancora altre bustine, frutta o verdura confezionate in cellofan e polistirolo, sono un  surplus che comporta un  pesantissimo costo ambientale.

Surplus che diventa rifiuto, che inevitabilmente in quantità variabile finisce nei nostri mari e alla fine ancora inevitabilmente ritorna a noi come cibo. Dei circa 100 miliardi di chilogrammi di plastica prodotti ogni anno, il 10% (10 milioni di tonnellate) sistematicamente finisce nelle acque superficiali; il 70% di questo (7 milioni di tonnellate) tenderà a depositarsi sui fondali degli oceani e la restante parte (3 milioni di tonnellate) continuerà a galleggiare per centinaia di anni creando immensi squilibri nell'ecosistema oceanico. Ogni anno. Con una tale quantità di rifiuti scarsamente biodegradabili, la vita degli animali marini è seriamente minacciata così come evidentemente e di conseguenza la nostra.

Di fronte a una catastrofe di questo genere possiamo sentirci sopraffatti ed impotenti. In realtà ognuno di noi può e deve fare qualcosa nella vita di tutti i giorni per arrestare la "semina della plastica" nel mare (e nella terra), per esempio "semplicemente"  scegliendo di  acquistare prodotti e alimenti non confezionati nella plastica.

Per fortuna siamo in tanti, a cercare una soluzione, a condividerne già alcune (petizione per abolire la produzione di plastica da petrolio http://www.change.org/petitions/ban-plastic-coming-from-petroleum) e ad inventarne altre (Boyan Slat a Tedx 'How the Ocean can clean themeselves)



Ognuno di noi può fare la differenza, partendo da conoscenza, consapevolezza e comportamento responsabile! Quindi osserviamo i nostri comportamenti di acquisto e consumo ed ammettiamo che ognuno di noi con le sue abitudini concorre nel creare il problema, forse da qui si può partire per trovare una soluzione…Intanto tutti insieme andiamo a "pulire un pezzettino di mondo" il 5 maggio... un tratto di spiaggia del litorale laziale.... prestissimo vi diremo dove!

LEI – Donne in Movimento

3 commenti:

Anonimo ha detto...

MI CHIAMO MARIO, VIVO A PANTELLERIA HO APPENA REALIZZATO UN DOCUMENTARIO SUI RIFIUTI SPIAGGIATI E INABISSATI.INOLTRE NEL FILMATO CHIEDO ESPRESSAMENTE IL DIVIETO DI UTILLIZZARE VECCHIE BOTTIGLIE E TANICHE PER SEGNALARE ORMEGGI E ATTREZZATURA DA PESCA E PNEUMATICI ESAUSTI COME PARABORDI. SONO AL VOSTRO FIANCO PER AIUTARE IL MARE.MARIO SQUITIERI CELL.338-6811450

LEI - Donne in Movimento ha detto...

Ciao Mario, grazie per il tuo sostegno. Questo commento ci ha riempito il cuore di gioia e siamo felici di conoscere un altro "battagliero" come noi. Se ti va, ci puoi mandare indicazioni su come vedere il tuo video? E' su internet?
puoi scriverci se vuoi all'indirizzo: leidonneinmovimento@live.com ! Ciao e grazie

Anonimo ha detto...

Care Cinciallegre,perdonate il ritardo ma non uso frequentemente il pc,preferisco andare per mare.Per quanto riguarda il documentario ci sono buone probabilità che lo vediate presto sul sito della più importante associazione ecologista del pianeta "mare".Se avete fretta potete contattare la produttrice che vive a Roma:paolasquitieri@hotmail.com Lieto di aver interagito. Mario Squitieri

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